mercoledì 22 gennaio 2014

"Invito alla lettura" rubrica a cura di Rosa Polito



“Lettere ad un giovane poeta” di Rainer Maria Rilke
Il giovane scrittore Kappus cerca risposte al suo bisogno di esprimersi e tutti i suoi “come e perché” sono contenuti in questo bellissimo epistolario del filosofo tedesco Rilke, scritto dal 1903 al 1908 e pubblicato postumo, e che da sempre costituisce un breviario, non tanto d’ arte quanto di vita, delle giovani generazioni.



Foto di Rosa Polito
“…Voi  domandate se i vostri versi siano buoni. Lo domandate a me. L’ avete prima domandato ad altri. Li spedite a riviste. Li paragonate con altre poesie e v’inquietate se talune redazioni rifiutano i vostri tentativi. Ora ( poi che voi m’avete permesso di consigliarvi ) vi prego di abbandonare tutto questo. Voi guardate fuori, verso l’ esterno e questo soprattutto non dovreste ora fare. Nessuno vi può consigliare e aiutare, nessuno. C’ è  una sola via. Penetrate in voi stesso. Ricercate la ragione che vi chiama a scrivere; esaminate s’essa estenda le sue radici nel più profondo luogo del vostro cuore, confessatevi se sareste costretto a morire, quando vi si negasse di scrivere. Questo anzitutto: domandatevi nell’ ora più silenziosa della vostra notte: devo io scrivere? Scavate dentro voi stesso per una profonda risposta. E se questa dovesse suonare consenso, se v’è concesso affrontare questa grave domanda con un forte e semplice “debbo”, allora edificate la vostra vita secondo questa necessità. La vostra vita fin dentro la sua più indifferente e minima ora deve farsi segno e testimonio di quest’ impulso. Poi avvicinatevi alla natura. Tentate come un primo uomo al mondo di dire quello che vedete e vivete e amate e perdete. Non scrivete poesie d’ amore; evitate all’ inizio le forme troppo correnti e abituali: sono esse le più difficili, ché occorre una grande e già matura forza a dar qualcosa di proprio dove si offrono in gran numero buone tradizioni, anzi splendide in parte. Perciò salvatevi dai motivi generali in quelli che la vostra vita quotidiana vi offre; raffigurate le vostre tristezze, e nostalgie, i pensieri passeggeri e la fede in qualche bellezza, raffigurate tutto questo con intima, tranquilla, umile sincerità e usate, per esprimervi, le cose che vi circondano, le immagini dei vostri sogni e gli oggetti della vostra memoria. Se la vostra vita quotidiana vi sembra povera, non l’ accusate; accusate voi stesso, che non siete assai poeta da evocarne la ricchezza; ché per un creatore non esiste povertà né luoghi poveri e indifferenti. E se anche foste in un carcere, le cui pareti non lasciassero filtrare alcuno dei rumori del mondo fino ai vostri sensi – non avreste ancora sempre la vostra infanzia, questa ricchezza preziosa, regale, questo tesoro di ricordi? Rivolgete in quella parte la vostra attenzione…”.

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